martedì 28 maggio 2013

Cosa combinate a tavola?

Buongiorno!, mi rivolgo a tutti, me compresa. Ogni mattino osservo i miei clienti mentre giungono alla sala colazioni nelle condizioni più disparate: assonnati, in formissima, canticchiando, talvolta imprecando al telefono con uno sfortunato interlocutore, spesso di poche parole, altre volte di ottimo umore. Il passaggio di fronte alla reception è veloce ma le vere tracce di "noi", le prime della giornata, quelle caratterizzanti, le lasciamo sul tavolo della colazione. Mi sono sbizzarrita a raccogliere scatti di tavole ancora calde, abbandonate dai clienti poco prima. Dopo un'accurata scelta ho fatto una divertente selezione di "tipi esemplari". E' davvero curioso  scoprire il layout della tavola di ciascuno. Vediamole!


IL QUASI INVISIBILE

Ordinato e silenzioso, quasi sempre finisce ciò che ha scelto ma talvolta lascia sul fondo della tazza un sottile strato di bevanda, permane al tavolo meno di 10 minuti, la tavola è pulita, nemmeno una macchia, un bel 9 glielo diamo eh?









IL GRUPPO DI TURISTI FRANCESI

I francesi in gruppo/famiglia sono uno spasso da vedere: mangiano voracemente e di gusto, la loro tavola non passa inosservata, tu porti loro un cucchiaino a testa e ne trovi 2/3 su ogni piattino.
Mangiano tutto: dolce, salato, amaro, piccante, non lasciano niente e fanno diverse "abbuffate" per una permanenza media di 30 minuti. Soddisfacenti ma troppo lenti... voto? 7






IL CLIENTE IDEALE 

Chissà cosa mangia? Non lo sapremo mai perchè è solito ritirare tutto e non lasciare tracce di sè. Potremmo chiamarlo il cliente ideale anche se avremo sempre il dubbio sulle sue preferenze. Avrà davvero mangiato? Cos'avrà prediletto? Dolci, salati? Di sicuro non ha consumato bevande.
Spesso questo tipo di cliente è silenziosissimo, fa diverse mini maratone nella hall, poi si siede, intrattiene una telefonata, sosta in sala colazioni per 20-30 minuti e poi fugge lasciandoci tutto il suo ordine. voto: 10 naturalmente!




IL CONFUSIONARIO

E' indubbiamente il più odiato dalle addette alla sala breakfast: carica quantità spropositate di cibo nel piatto, mangia velocemente, strappa con foga ogni incarto, avanza quasi tutto, sbriciola ovunque, accatasta piattini e vasetti, la tavola è una tavolozza di colori. Generalmente i disordinati a tavola sono gioviali, mentre "colazionano" cercano uno scambio di parole,  molto impegnativi da gestire perchè sempre alla ricerca di una posata in più o del succo di frutta aggiuntivo. Voto: eheheh... un 5 e mezzo




Ho appositamente generalizzato ma era per darvi un'idea di quanto siamo diversi a tavola!
 Ma ditemi di voi... sarei curiosa di darvi un voto!!!

giovedì 23 maggio 2013

L'omelette "perfetta"

Bonjour!
Oggi vi parlo di un piatto a base di uova del quale sono innamorata da qualche anno.
L'omelette, semplice e conosciuta da tutti (o quasi); quante volte ho mangiato una frittatella con questo nome, ma solo il nome eh, perchè alla fin fine era una semplice frittata. E invece la vera omelette, la più buona, l'ho conosciuta in Francia nel 2009 durante un allegro pranzo a Cagne sur la mer (nota cittadina della Provenza). Vacanze estive, una lunga passeggiata nella cittadella a Haute de Cagnes (un delizioso borgo medievale), il mio stato "interessante" e quindi una gran fame. Ci fermammo in un ristorantino sulla piazzetta principale del borgo e lì ordinammo delle omelette provenzali. Buonissimeeee! Lo confesso, ho estrapolato qualche informazione dalla ristoratrice e poi, tornata a casa, ho provato e riprovato a riprodurre esattamente l'omelette così morbida, soffice, spumosa e piena. Finalmente ho raggiunto il mio obbiettivo: l'omelette perfetta (per lo meno per me!).


(se solo avessi conosciuto "Trip Advisor" all'epoca ci avrei lasciato una bella recensione, invece ho soltanto la foto, ma potrebbe esservi utile il nome della Brasserie "Village")

Sono troppo buona e quindi voglio condividere qualche trucchetto con voi:

L'OMELETTE PERFETTA della Nicoletta

 COSA:
1- Sbattere le uova (2 per ogni persona) per almeno 5 minuti con fruste elettriche
2- aggiungere questi  ingredienti fondamentali: 2 cucchiaini di pane grattugiato, un cucchiaio di latte, la punta di un cucchiaino di bicarbonato di sodio, sale e parmigiano a piacere.
COME:
3- procurarsi una padella antiaderente 15-18 cm di diametro e ungerla con pochissimo olio: quando è ben ben calda buttare le uova sbattute e tutto il resto e aspettare che la parte superiore sia accorpata ma ancora un tantino cruda (ve ne accorgete perchè la superficie è puntinata con effetto spugna); a quel punto su una delle due ipotetiche metà dell'omelette posate la vostra farcitura, io consiglio stracchino e erbette (trito di quello che più vi aggrada). 
4- Occhio ai tempi, questa è la parte più importante: nonappena avrete messo la farcitura sull'omelette con una spatola piatta chiudete l'omelette a tasca, formando una mezza luna. Da questo momento basterà spegnere il fuoco e coprire, contare fino a 10 e come dicono proprio i francesi "le jeux sont fait".

Questa omelette è tuttora presentata nei piatti del nostro ristorante: chi la gusta sempre l'apprezza ma spesse volte la si "snobba", senza averla assaggiata; per questo credo sia "doveroso"  sconfiggere la convizione che l'omelette sia una frittata come quella che mangiano i più sulla tavola di casa! Provatela così, ne vale la pena, oppure venite da noi che ci penso io!!!

Bon apetit!

domenica 19 maggio 2013

Al ristorante il cliente non ha sempre ragione

Il cameriere, quel simpatico signorino che ti regala un sorriso dal momento in cui ti porta il menù a quando ti saluta sull'uscio del locale, quello stesso cameriere che mentre mangiavi non ti ha perso di vista mai e ha soddisfatto ogni tuo singolo desiderio, che sogno! Beh..non va sempre così: a volte ci siamo sentiti trascurati, mal consigliati, esortati a lasciare il tavolo ad una certa ora. Insomma non sempre cameriere e cliente vanno d'amore e d'accordo. Dovremmo chiederci più spesso cosa non ha funzionato: abbiamo scelto un locale over-affollato che non lasciava spazio alle attenzioni? il cameriere è alla sua ultima giornata di lavoro ed è un tantino acido?Oppure oppure... abbiamo fatto qualcosa che non è piaciuto.
Mai pensato di non essere dei "buoni" clienti? Ecco: io ho preparato una mia personalissima lista di regolucce da osservare affinchè il cameriere possa apprezzarci e magari volerci un po' di bene.

PENTALOGO  DEL BUON CLIENTE

1- Durante la presentazione dei piatti del menù del giorno attendete che il cameriere concluda l'elenco prima di scegliere e rettificare 6000 volte: è uno spreco di energia, vostra e del cameriere.


2-Quando è in arrivo il vostro piatto non cercate di afferrarlo prima che questo venga posato di fronte a voi: potreste bruciarvi, far fuoriuscire eventuali liquidi e rovesciarveli addosso: che imbarazzo per tutti!


3- Durante la raccolta dei piatti non immischiatevi: non porgete piatti cercando di incastrarli a quelli che sono già tra le mani del cameriere. Quest'ultimo, professionista "pensante"ha già preventivato quanti piatti raccogliere, se ne sono rimasti alcuni sul tavolo probabilmente tornerà a prenderli appena possibile, se non accadrà allora avete avuto ragione di infastidirvi.

4-Non fermate il cameriere nel suo transito dalla sala alla cucina quando è carico di piatti: il cameriere non è un culturista, abbiate pietà di lui.

5- Smettiamola di chiedere il parmigiano grattugiato per ogni piatto, non è obbligatorio, anzi, sul pesce è fortemente sconsigliato. Fidatevi dei consigli dello Chef.

Chissà se lì tra voi c'è un cameriere o un cliente che vuole dire la sua... Lasciate un commento, sarei curiosa di sentire! :-)

A breve il "Pentalogo del buon cameriere"

venerdì 17 maggio 2013

Battuta di vitello: amore-odio?

La battuta di vitello, pura e semplice, tritata grossolanamente e bagnata con il suo "nage" aromatico di olio d'oliva e aglio, limone, pepe bianco, origano, accompagnata da fresca insalatina iceberg: abbiamo tanti clienti  che ci visitano a pranzo per degustare porzioni doppie di battuta. La carne cruda.. o la si ama o la si odia. Non c'è nemmeno bisogno di metterla tra le primi voci sul menù, nè di parlarne. Chi la adora la chiede a gran voce; se invece la presenti a chi di cruda non vuole saperne ricevi una smorfia e un aggrottamento di sopracciglia quasi a dire "non sono mica un cannibale, io..."
Comunque sia devo essere onesta (e anche modesta): la BATTUTA alla PIEMONTESE di mio zio(Lino) è davvero superlativa. La carne è morbidissima, ovviamente scelta tra le migliori carni della Granda, tritata all'istante, accorpata con passione e bagnata da questo intingolo semplice e leggero. Spesso l'ho mangiata al naturale, accompagnata da interessanti salse ( a volte pesti di olive e salse tartare) ma il gusto sanguigno di questa polpa rossa secondo me deve vivere solo, senza divagazioni sul tema. Ve la sto sviolinando ma merita tutti i sacorsanti complimenti: tacciano coloro i quali  hanno detto no alla "cruda", la provino invece gli altri. E' da urlo!

sabato 11 maggio 2013

Apro il blog: Salve a tutti!

Buon pomeriggio, che volge alla sera. Quale mese migliore per aprire un blog!
Inizio dicendovi qualcosa di me: 34 anni, lavoro nell'albergo di famiglia. Siamo un'allegra famiglia piemontese da generazioni, dotati di uno spiccato senso dell'umorismo dal profilo un po' "noir", a volte pungenti, iper critici ma con una buona dose di umiltà.
Trovo interessante e divertente condividere con voi la "vita" dell'albergo dal punto di vista di chi lo gestisce.
Da qui osservo, leggo tra le righe, interagisco, deduco, realizzo tutto quello che si snoda di fronte a me. Il passaggio dei visitatori è un po' la tappezzeria della mia vita. Sono praticamente nata tra le mura di questo albergo e, dopo viaggetti e lunghe soste in altri luoghi rieccomi qui in piena forma, nel bel mezzo della mia vita, con una smodata passione per la cucina ( l'albergo è anche un ristorante), un'amore viscerale per la musica, e un interesse profondo per l'umanità. Credo che le giornate che formano la vita siano come pentagrammi in cui la musica incalza, volteggia, accompagna e desta; tuttavia non sono le melodie a farmi sussultare, bensì le pause, quei respiri tra un suono e l'altro, quei momenti in cui ti rendi conto che è appena successo qualcosa, un incontro, un gusto che si stacca dallo sfondo, una parola che cambia la giornata. Riconoscere questi momenti non è facile, o meglio non è facile sapersi fermare e goderne appieno. Ho imparato a concedermi il lusso delle pause solo da qualche anno grazie ad un incontro che mi ha cambiato la vita. Vi ho detto già fin troppo per essere al primo post.
Un pezzo che mi caratterizza.