venerdì 21 giugno 2013

Al ristorante: vizi e virtù dei miei clienti

Buongiorno! 
Vi ho confidato quali sono i "modi" di fare colazione dei clienti ma abbiamo trascurato la "gente del pranzo"; sarebbe un gran peccato non spendere qualche parola su di loro e sulle dinamiche ad essi connesse! So che siete curiosissimi.....
Innanzitutto dovete sapere che i clienti si suddividono in due grandi gruppi: gli inguaribili abitudinari e gli smaniosi di novità.
 Posto che tra l'una e l'altra opzione ci sono vie di mezzo ampiamente scelte, affrontiamo quelle estreme, che tanto ci piacciono. Partendo dagli affezionati alla routine, pensate che ho clienti che sarebbero disposti a perdere un braccio pur di occupare un tavolo ben preciso, beh il tavolo è quello nella foto: chissà cos'ha quel posto di speciale?? Noi lo chiamiamo 2F, secondo tavolo vicino alla finestra, è il sogno erotico dei visitatori singoli di sesso maschile e se lo occupano una volta, per le successive lo reclamano a gran voce, misteri...C'è un cliente che da anni frequenta il ristorante 4 volte a settimana prendendo sempre lo stesso menù (che per ovvi motivi non riporto). Il menù lo consulta ma alla fine mi guarda sornione e sussurra "anche oggi....".Beh, non avevo dubbi!
 Poi ci sono gli abitudinari cronici che vogliono mangiare come a casa, quindi ti fanno le richieste antipatiche del tipo "pasta in bianco molto cotta e bistecca al sangue con insalata tagliata fine e pomodori non pachini con aceto di mele e pane bocconcino". Già che ci siamo potresti portarti anche la tovaglia da casa, che dici?
Al lato opposto invece sfoggiano tutta la loro creatività gli smaniosi di novità, coloro i quali fanno 800 domande su ogni piatto, scandagliando con cura anche uno spaghetto al ragù, la lettura del menù è lentissima e  l'ordine subisce moltissime variazioni. Devo dire però che danno tanta soddisfazione perchè ti accorgi della loro buona volontà di assaggiare cose nuove, di cimentarsi nell'assaggio di abbinamenti non classici, e talvolta di proporre altre cose, "customizzando" i piatti. Sempre che non ti chiedano di trasformare l'intrasformabile: ieri mi è capitato di proporre il "saccottino di vitello farcito con prosciutto e bietoline" e sentire la richiesta "potresti portarmelo senza bietole?" Siamo viziatelli eh? ;-)Comunque questi "creativi" mangiano con attenzione, esprimono criticità, buone e anche no, e apprezzo assai. Per contro è frustrante quando alla domanda "le piaceva?", "è' tutto a posto?" la risposta è un "si" accennato intorno a uno sguardo vuoto. Preferisco un bel NO, magari possiamo parlarne .C'è ancora una sottocategoria che proprio non riesco a comprendere: gli "Impassibili", quelli che non godono quando mangiano: come ho già detto non riesco a immaginare che si possa mangiare a cuor leggero senza fermarsi un attimo a pensare al cibo, eppure c'è chi evidentemente mette "roba" nello stomaco senza farsi troppi pensieri (o seghe mentali). Trangugiano il contenuto di un piatto e il loro "cuoricino" non prova emozioni.  Mi è capitato più volte che il cliente non fosse capace di scegliere il suo pranzo e dicesse. "Signorina, fa lo stesso, porti quello che c'è". E' agghiacciante!!!!
Non per tutti mangiare è un piacere, solo mi chiedo perchè andare al ristorante... Non troverò mai risposta a tutte queste domande e nel frattempo mi godo i miei creativi, ai quali proporre le nostre ricettine. Concludo pubblicando l'immagine di una "creazione manuale" che mette d'accordo tutti, il noto "rovesciamento dell'anello di plastica dell'acqua minerale", chi di voi lo riconosce? Ma soprattutto perchè lo fanno tutti (o quasi)? La vita è misteriosa.
Dalla terra dei golosi per oggi è tutto! Ciao! :-*





                                                               

giovedì 13 giugno 2013

Caro cameriere, ecco il tuo "pentalogo"

Fresca fresca di una serata poco soddisfacente in un ristorante, opero la mia inversione di campo e vi posto  il tanto atteso "Pentalogo del buon cameriere". Devo dire che sono una grande spaccamarroni sui ristoranti: io amo mangiar bene, ho una buona conoscenza dei cibi, una vera passione  per i piatti tipici, e se qualcosa va storto ci rimango piuttosto male. Io sono una di quelle che se mi parli di qualcosa che non sia il cibo mentre sto per degustare la prima portata  ti detesto! Mangiare è come ascoltare musica, ti siedi, ti rilassi ma rimani "sul pezzo", diventi un tutt'uno con l'azione che stai compiendo, attivi ogni ricettore per godere appieno di quello che "arriva", e questo vale per tutti i 5 sensi.
Ma, multinsensorialità a parte, ecco per voi tutto quello che secondo me non dovrebbe succedere quando passiamo una serata al ristorante.


PENTALOGO DEL BUON CAMERIERE 

1-LA CARTA! LA CARTA! 
Dopo la prima accoglienza la fase menù è importantissima: no alle letture a voce di un'infinita serie di piatti. Se il cameriere vuole sperticarsi a descrivere i piatti, romanzandoli e specificando curiosi dettagli sui cibi,è sicuramente un punto a suo favore, ma se la lettura dev'essere una poesia a memoria senza enfasi, magari con voce bassa e "mononota", è da evitare, crea confusione e mi viene voglia di scegliere l'ultimo piatto detto per evitare di perdere altri 5 minuti a rileggere da capo. Una bella carta risolve il problema e almeno noi clienti possiamo avere  un'idea sul prezzo.

2- L'ISOLA CHE NON C'E'
Non illudeteci sui piatti che compaiono sul menù e che in realtà non ci sono. Preferisco una crocetta a penna Bic oppure la specifica a voce subito. Sono particolarmente sfortunata e di sicuro sceglierei le uniche 3 cose che quel giorno sono assenti!

3-PIATTI IN DIFFERITA
A tutti noi piace mangiare un secondo con il suo contorno vero? Beh... e se il contorno arriva in ritardo? E quando si è in due a tavola e arrivano il tuo secondo con il contorno dell'altro e dopo 5 minuti gli altri due accompagnamenti? Ecco, questo non deve succedere perchè mi rovino il momento! Non si può partire dalla cucina con dei pezzi mancanti!

4-SCUSI.....
Non so a voi ma mi è successo di voler chiamare il cameriere e venire ignorati: iniziamo ricercando il suo sguardo, poi un cenno con la mano, a quel punto l'attenzione ce la meritiamo, e invece a volte il cameriere diventa stranamente frettoloso, quando passa "dalle tue parti" ha sempre la testa bassa e i passi sono più veloci. Caro cameriere non aspettare che il cliente si alzi per venire da te, è la cosa più fastidiosa che possa succedere.

5- CAFFE' ARRABBIATO
Avete mai notata la "descalation" della cura del cliente dall'antipasto al dolce? All'inizio c'è una grande attenzione alla posa del piatto, magari due parole sul contenuto, poi la cena procede e già nella spiegazione dei dolci noti una certa fretta, per non parlare del caffè che vorresti bere subito dopo il dolce e invece a volte arriva tardi. Il caffè, povero, è quello che ne fa le spese in questi casi: appoggiato sul tavolo con poca cura. E invece anche il lui vuole la sua parte; ho sempre apprezzato il gesto di una pizzeria vicino a casa che in chiusura ti porta due mini dolcini secchi con il caffè, è un piccolo dettaglio che fa la differenza, è come lasciare un bigliettino da visita, come a dire che non hanno fretta di liberare il tavolo.

Ovviamente tutto questo raramente succede nei ristoranti di super lusso, mi pare inutile dirlo. Ma un buon cameriere, ancor di più un buon ristoratore dovrebbe evitare tutto questo, a prescindere dalla tipologia di locale:i clienti vanno trattati bene(tutti), pagano e se si godono il pasto tornano, quindi.......







giovedì 6 giugno 2013

Elogio alla "salsa"


Le ho sempre adorate...le salse. Ma solo da pochi mesi mi sono fatta una vera e propria auto-formazione grazie a un libro "sacro" ( non vi dirò mai qual è!!! ne sono gelosissima!) e alla mia innata golosità.

Emulsioni, vinaigrette, coulisse e creme. Se inizi a pensare "in salsa" non riesci più a realizzare i soliti piatti: senza gli "intingoli" è un tavola grigia, insomma mi abbatto, mi sento sola; non che debbano essere usate come se piovesse, ma ditemi un po': cosa sarebbe un arrosto senza la sua cremina vellutata che ti toglie dall'impiccio del liquido che cola nel piatto sopra la fetta di carne? quanta bontà acquista una panna cotta con una fresca coulisse di frutti rossi appena frullati con zucchero e limone? Anche per quanto riguarda l'insalata, difficilmente prepariamo una vinaigrette e semplifichiamo il tutto miscelando olio sale e aceto. Per non parlare di un protagonista del piatto come un formaggio, un salume, affrontato così di petto senza varianti, eh no! Io propongo la "scelta": coloriamo i nostri bocconi, asprigno di qua, dolce di là, avvolgente, dissetante. L'arcobaleno è fatto da 7 colori, e allora usiamoli tutti!

Noi italiani però non sembriamo molto interessati alla salsa, forse è una cosa più "francese". 
Io mi sto "francesizzando" e ci ho ripensato.. voglio condividere con voi il maestro delle salse, lui è Michel Roux e il libro è "Salse" (non sono così antipatica, non vorrei mai lasciarvi  a digiuno di informazioni).Sulla mia mensola in cucina non poteva mancare.

Parlando invece di esperimenti, la mia salsina estiva preferita si chiama "Intingolo fresco della Nico", se siete curiosi leggete:

3 cucchiai di olio di oliva nei quali immergere un trito di: 4 ciuffi di prezzemolo, 3 foglie di basilico, 1 rametto di rosmarino fresco, mezzo cucchiaino di origano, mezzo spicchio di aglio schiacciato ma intero, 3 pomodori pachino a mini cubetti, 2 gocce di aceto balsamico, sale e pepe. Infine un rametto di timo intero. 

con cosa: un bel piatto di riso basmati tiepido, pasta, pesce azzurro al vapore, carne bianca alla griglia. Direi che si adatta bene in tante situazioni. è "dietetico" ed è sfiziosissimo!!!

Quindi... più salse per tutti!!!! :-)



lunedì 3 giugno 2013

La musica non deve mica far ridere!

Bonjours, un po' di Francia, un po' di violino e sonorità malinconiche ma dolci e raffinate per ritagliarsi un momento di sana solitudine. Condividerla è un passo al di fuori dei confini per mostrarvi una parte di me. Diciamo che in questo atto di condivisione c'è sempre un po' di sofferenza perchè obiettivamente, ahimè, ci sono poche persone che sanno fermarsi e farsi rapire dalla musica, quella fatta bene. La musica per me non è qualcosa che allieta, non è qualcosa che scorre sullo sfondo e che alza l'umore, non è il pezzo che si canticchia sotto la doccia (da stonati), non è qualcosa che copre il silenzio, non è una voce che urla.  Voglio aprire la mia settimana con questo pezzo che mi ricorda cose domestiche, dolci leggeri dal sapore di limone, vestiti leggeri fatti a mano, brezza primaverile dal profilo frizzante. Io lo ammetto, a volte testo le orecchie altrui: mentre il mio cliente fa colazione provo a rifilargli pezzi ricercati, qualcosa di folk, qualche pezzo di chitarra classica, un bel "Liszt" e in casi rarissimi l'ascoltatore mi chiede che pezzo sta passando e allora mi si illuminano gli occhi! Spesso invece intravedo la smorfia e allora passo all'azione e dico: "musica strana eh?" e la risposta è qualcosa del genere:"A me la musica piace eh, tutta, ma questa....". Mio Dio, che amarezza, e vabbeh...
L'ascolto è qualcosa di serio! Mica pizza e fichi. Provate ad ascoltare questo pezzo immaginando di entrarci dentro. Io per esempio visualizzo una scala ideale di petali di rose che in questo andirivieni di note al pianoforte riempono l'aria e toccano i nostri punti più sensibili, un po' come una piuma delicata che ti fa il solletico. La voce è delicata ma si fa sentire. Il violino è un delizioso co-protagonista, certo è colpa sua se tutto diventa malinconico ma, del resto, non si può sempre ridere e star bene, le note tristi sono molto più belle di quelle allegre. Se ascolterete con dedizione questo pezzo alla fine non potrete far altro che darmi ragione.
Ora, se sarete pronti io vi porterò un cappuccino chiaro, una fetta di torta di mele e vi riempirò il calice con qualche bel pezzo.....
Per ora è tutto, ma qui lo stereo non si ferma mai!
Kisses a tutti!